La trama
Chi è Giulietta? Una giovane donna di nome Giulia, sui 40 anni, avvocato, ma ancora precaria. Precaria nel lavoro e precaria nell’amore. Ha una vita agiata ma indefinita, niente di concreto. Vive nel ricco Nord Est: deve essere sempre attiva, ben vestita, piacente, compiacente…si sente sola. Ha un’amica con cui sfogarsi. Tutti i giorni sono uguali. Esce di casa e sta al telefono, rientra e sta al telefono, mangia e sta al telefono. Gli uomini sono sempre diversi, sempre nuovi. Non riesce a capirne le dinamiche di comportamento, occupata come è nei tentativi di procurasi un uomo per tutta la vita. Ogni uomo è uno stereotipo diverso, fino a quando trova quello GIUSTO. Il testo si avvale della consulenza giuridico drammaturgica di un avvocato per i monologhi della protagonista e di parti dalle opere di Shakespeare “Romeo e Giulietta” e “Otello”.

Le ferite invisibili
Lo spettacolo non mette mai in scena la violenza diretta, ma tutte quelle sottili esperienze nel quotidiano che portano, con il tempo, al tragico evento. Una sequenza di azioni e parole che rappresentano il primo campanello d’allarme verso quello che sarà il tragico evento.

L’uso delle maschere
Invisibili sono anche gli uomini occultati sotto maschere di perbenismo o insoddisfazione. La maggior parte delle volte le vittime, le donne, come emerge anche dall’inchiesta pubblicata da Riccardo Iacona nel libro “Se questi sono gli uomini”, non vedono il vero volto del loro carnefice e quando decidono di togliergli la maschera, spesso è troppo tardi.

Perché è adatto ad un pubblico di adolescenti?
Durante la rappresentazione emergono chiaramente  opinioni, convinzioni, stereotipi e pregiudizi di genere che caratterizzano i rapporti uomo/donna che fin dall’adolescenza si fissano nel comportamento umano. Nel Fattore D, Fattore Drammatico, i testi shakespeariani, grazie al loro valore altamente romantico, arricchiscono il dialogo, alzandone il livello della tensione emotiva e dell’azione scenica, conducendo così  lo spettatore verso la comprensione della catarsi tragica.

Da dove è partita l’idea
Gli attori di Fattore D e Mondonovo Teatro da anni sono formatori per enti e istituzioni pubbliche; tra i progetti realizzati “Si fa presto a dire amore” e “Adolescenti e Adulti contro la violenza” dove hanno incontrato più di 2000 ragazzi  delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Proprio dal confronto con i ragazzi è emersa la necessità da parte nostra, ma anche da parte loro, di veder rappresentata non l’azione della violenza fisica ma le azioni di violenza sotterranea che con il tempo maturano e si trasformano in femminicidio.

Femminicidio
Cento vittime nel 2012, una donna uccisa ogni due giorni. I dati allarmanti arrivano dalle statistiche e sono ormai confermati quasi quotidianamente dalla cronaca. L’istituto di statistica sottolinea che sebbene gli omicidi siano calati (circa 1/3 rispetto a 20 anni fa ), quelli in cui le vittime sono donne fanno registrare numeri alti: nel 2010 le donne uccise sono state 156; nel 2009 erano state  172; nel 2003 il picco del decennio scorso con 192 vittime. Per non parlare di femminicidio con troppa leggerezza, per riempire di significato anche parole come “pari opportunità” si deve tornare a ribadire la necessità di azioni rivolte a garantire in concreto alle donne, in quanto donne, il godimento dei loro diritti fondamentali, primo tra tutti il diritto alla vita, ed a una vita libera da qualsiasi forma di violenza. L’attuale situazione politica ed economica dell’Italia non può essere utilizzata come giustificazione per la diminuzione di attenzione e risorse dedicate alla lotta contro tutte le manifestazioni della violenza su donne e bambine in questo Paese. Parlare di femminicidio è utile e necessario per evitare che, ottenebrati dalla logica dell’emergenza, si guardi il dito che indica la luna e si perda di vista la luna.